Ancora oggi, l’accesso delle donne alle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), rappresenta una delle principali sfide per il sistema educativo e lavorativo italiano.
Il report Istat sui livelli di istruzione, riferito ai dati del 2023, traccia un quadro molto chiaro del gender gap su lavoro e istruzione in Italia:
“Lo svantaggio delle donne rispetto agli uomini nei ritorni occupazionali è decisamente ampio tra i laureati in discipline socio-economiche e giuridiche e raggiunge il massimo per le lauree STEM. Tale risultato, tuttavia, non dipende dalla bassa incidenza di donne laureate nelle aree disciplinari STEM in cui l’occupazione raggiunge i valori più elevati (ossia l’area informatica, ingegneria e architettura), ma dal fatto che il divario di genere persiste anche a parità di macro area STEM.
Il tasso di occupazione femminile per l’area ‘scienze e matematica’ è inferiore a quello maschile di 6,3 punti percentuali (80,1% e 86,4% rispettivamente) e per l’area ‘informatica, ingegneria e architettura’ la differenza nei tassi di occupazione raggiunge i 9,3 punti percentuali; le stesse differenze di genere scendono appena tra i 25-44enni.”
L’Italia in Europa: a che punto siamo?
L'Italia si posiziona al 14° posto nella classifica europea del Gender Equality Index 2024, con un punteggio di 69,2 punti su 100, inferiore alla media UE. Nonostante una percentuale significativa di donne tra i dottorandi, la presenza femminile diminuisce progressivamente nelle posizioni di carriera e ricerca, rivelando un fenomeno di progressiva perdita di talenti femminili nel settore.
Infatti, secondo lo She Figures Index 2024, lo strumento che indaga in che misura gli Stati membri dell’Unione Europea hanno raggiunto la parità di genere nello Spazio Europeo della Ricerca (ERA):
- l’Italia si posiziona al 19° posto per la quota di ricercatrici
- scienziate e ingegnere rappresentano solo l’1,6 % della forza lavoro italiana nel 2021
- le donne che ricoprono ruoli accademici come professoresse ordinarie o equivalenti sono salite dal 21 % nel 2013 al 27 % nel 2022, ma restano sotto la media UE
- nelle commissioni e nei consigli di ricerca, la presenza femminile è del 68% tra ruoli di membri e leadership
- le inventrici di brevetti restano molto poche: 9,4 %.
Le statistiche sulle donne laureate in STEM in Italia
Il G7 Gender Equality Dashboard 2024 ha incrociato diversi dati provenienti da OCSE, Eurostat, OMS e IPU e ha analizzato i divari di genere in Italia attraverso 12 indicatori che coprono istruzione, occupazione, leadership, imprenditorialità, salute e cooperazione internazionale.
Dando uno sguardo ai dati specifici del gender gap nell’istruzione, possiamo notare che:
- le ragazze italiane ottengono punteggi inferiori ai ragazzi, confermando un divario di genere nell’apprendimento STEM già a 15 anni
- la quota di popolazione con laurea è in aumento, ma resta inferiore alla media OCSE
- circa il 38 % delle persone laureate STEM sono donne, un valore sotto la media UE e G7.
I numeri parlano chiaro ed evidenziano un grande divario e una persistente sottorappresentazione femminile nei settori scientifici e tecnologici. Ma perché, ancora oggi, accade tutto questo?
Le cause principali del gender gap nelle STEM in Italia
Nell’indagare le cause che contribuiscono al gender gap nelle STEM in Italia, dobbiamo tenere in considerazione fattori culturali, sociali e strutturali:
- stereotipi culturali e di genere: già dalla scuola primaria e secondaria, le ragazze sono spesso influenzate, anche da alcuni libri di testo, da stereotipi che associano le materie scientifiche e tecnologiche più agli uomini che alle donne. Questo può limitare il loro interesse e la scelta di percorsi STEM
- mancanza di modelli di riferimento: la visibilità di donne leader e ricercatrici nelle STEM è esigua e questo crea un vuoto di modelli ispiratori per le giovani
- barriere nella transizione educativa e lavorativa: come racconta l’analisi Barriere sociali e di genere alla formazione e all'educazione STEM di Save the Children, importanti cali nella presenza femminile si verificano durante il passaggio dal liceo all’università e dall’università al mondo del lavoro. In particolare, si registra una perdita di circa il 18% delle ragazze in STEM nel passaggio a corsi universitari e ulteriore 15% nel passaggio al lavoro, dovuta anche alla mancanza di orientamento scolastico mirato
- discriminazione e disparità sul lavoro: le donne in STEM affrontano disparità salariale e difficoltà di crescita professionale, oltre a sfide nella conciliazione tra vita privata e lavoro. Un paper della Banca d’Italia sottolinea che una parte significativa del gap salariale iniziale in Italia è spiegata dalle scelte dell’indirizzo universitario e dal tipo di lavoro al quale accedono le donne
- segregazione di genere e povertà educativa: alcune condizioni socio-economiche, come si evince dal già citato documento di Save the Children, limitano l’accesso e il proseguimento degli studi STEM per le ragazze, generando un circolo vizioso di disuguaglianze che si riflette anche nell’ambito lavorativo.
Sebbene si tratti di difficoltà spesso sistemiche, sia in Italia che in Europa si sono sviluppate una serie di iniziative allo scopo di incentivare la presenza femminile nei percorsi STEM.
Iniziative e prospettive di cambiamento
Con la National STEM Disciplines Week, il Ministero dell’Università e della Ricerca intende “stimolare la curiosità e la passione per le materie scientifiche nelle giovani generazioni, in ottica di crescita formativa e occupazionale degli studenti e delle studentesse che formeranno il tessuto sociale dell’Italia di domani.”
Ci sono poi progetti come Women in STEM 2025, promosso da Confindustria, che offrono borse di studio per supportare le studentesse più meritevoli nei loro primi anni di studio.
L'obiettivo generale, sostenuto anche dalla Strategia Nazionale per l'Uguaglianza di Genere 2021-2026, è di garantire pari opportunità nella formazione e nelle carriere scientifiche, attraverso iniziative di formazione per docenti e campagne di sensibilizzazione contro i pregiudizi di genere.
Il contributo di UniEticPmi
Nelle nostre proposte didattiche abbiamo scelto di dare ampio spazio alle discipline scientifiche e tecnologiche, con uno sguardo particolare ai temi dell’intelligenza artificiale.
Per questo, abbiamo creato in partnership con IUL, il Master di I livello in AI & big data for smart organizations e tanti corsi di Alta Formazione universitaria che approfondiscono diversi aspetti e tecniche legate all’utilizzo dell’AI, come la raccolta e gestione dati e le competenze tecniche avanzate per l’implementazione pratica dell’AI ACT.
Per noi è centrale l’idea di fornire strumenti e competenze che tutti possano spendere poi nel mondo del lavoro, attraverso una modalità di lezioni che coniuga l’online asincrona e sincrona, così da fornire un accesso pratico e sostenibile a chi sceglie questo percorso.
Abbiamo scelto di avere un impatto prima di tutto etico, orientato a creare un cambiamento positivo nella nostra società e siamo felici che, anche questo master, stia riscuotendo tantissimo interesse anche nelle donne.
Promuovere e supportare la presenza femminile nelle STEM non è solo una questione di equità, ma un investimento fondamentale per il progresso scientifico e tecnologico del nostro Paese e con i nostri percorsi, anche noi ci impegniamo a farlo.